Usare Facebook per fare viral è una cosa vecchia come il mondo. Ma non tutti lo sanno fare.
Il fatto è che spesso le idee peccano un po’ di creatività. Accade così che un bel meccanismo, creato dagli utenti, per fare un passaparola ‘in codice’, stimolando gli utenti che non hanno ricevuto via messaggio privato ‘l’invito’ a partecipare a capire cosa sta accadendo ai propri contatti, venga rovinato in modo assolutamente grossolano e piegato a fini poco chiari ai più.
Tradotto: ricordate il bel giochino del colore del reggiseno nello status, la somma delle cose trasgressive fatte in gioventù che danno un numero, trasformato poi in Euro da pagare di multa e molti altri…hanno fatto scuola su Facebook. Per tirar fuori un po’ di visibilità alla campagna ‘Nastro Rosa’, donne unite nella lotta al tumore al seno, qualcuno si è inventato questo bel giochino…che però…fa cagare (detto fuori dai denti).
Come funziona: mutuati dai forum, che sono molto più vecchi e rodati su questi meccanismi per animare la propria community, questi questionari con risultato ‘criptato’ da pubblicare sono sempre stati divertenti. Il tutto sta nello stilare un regolamento, inviarlo ad una selezioni di utenti; il documento contiene poi una o più domande la cui risposta dev’essere pubblicata, senza dare spiegazioni a nessuno. Per aumentare il divertimento, ogni utente che lo riceve deve inoltrare lo stesso ai propri contatti, rispettando il regolamento: quindi, SOLO agli utenti in linea col regolamento. Immaginate di vedere molti utenti, sempre di più, scrivere cose tra le più strane, ma apparentemente tutte collegate fra loro. E se voi non capite….vi hanno tagliato fuori.
Spesso ci si divide in donne e uomini…l’epilogo è chiaro.
Gli step di solito sono: incomprensione, ricerca del nesso nei post (spesso inesistente), decodificazione del meccanismo (spesso qualcuno fa la spia), divertimento nel rileggere i vari output quando si sanno le regole del gioco.
Ma quando si decide di farlo per supportare una campagna del genere, sarebbe bello che il nesso (quello spesso inesistente sui forum), ci fosse e fosse anche ben chiaro. Se lo scopo è creare ‘rumor’ attorno ad una campagna, per sensibilizzare, per ‘unire le donne‘ contro nella lotta ai tumori al seno, magari si dovrebbe rimanere fuori da certi stereotipi, e usare qualcosa di più fine, sottile, per creare gruppo forte tra le donne…ecco: dove metti la borsa? Ma per piacere.
Alla base di quello girato nei giorni scorsi (e ancora in azione) su Facebook c’era da completare la frase ‘Mi piace …’, di chiara allusione sessuale (creare attenzione nel lettore dello status), ma la frase doveva essere completata con il luogo in cui solitamente entrate in casa le donne chiamate a partecipare mettono la loro borsa.
Mamma mia che creatività…le donne unite contro il tumore, giocano a dirci dove mettono la borsa.
DOMANDA: Dov’è il nesso con la campagna????? Cioè dopo aver creato il viral, che in quanto tale, va, lavora, soprattutto perchè c’è l’allusione sessuale, cosa ti è rimasto del messaggio di partenza? UN BEL NIENTE. E’ come se io dovessi promuovere una campagna per combattere il lavoro minorile e facessi girare la domanda ‘di che colore hai capelli?’. Tanto basta allegare che il gioco va inoltrato solo a chi ha meno di 30 anni per poi dire: i giovani su Facebook uniti contro il lavoro minorile. Ma mi faccia il piacere…direbbe qualcuno.
Lasciamo stare poi che ci si facciano su anche comunicati stampa, che non possono fare altro che produrre articoli come questo (Corriere.it) …
“Mi piace… lì”. E al posto del lì, la fantasia si sbizzarrisce a elencare quei luoghi in cui le donne coinvolte in questo progetto lasciano… la loro borsa. Il motivo di tanto successo virale per questa operazione su Facebook è presto detto e per nulla ludico: è il supporto che le donne italiane stanno dando, volontariamente, alla promozione del mese (ottobre) della prevenzione del cancro al seno*, grazie alla campagna “Nastro Rosa” voluta dalla Lilt, Lega italiana per la lotta contro i tumori.* ?????????????????????????????????
Nessuno collega questo giochino al ‘Nastro Rosa’ e il motore è discutibilmente superficiale, secondo me. Si salva solo il fatto che si parli di passaparola. Un po’ più di sforzo alla prossima, chissà che non ne esca davvero un’iniziativa creativa.
In ogni caso: lo scopo è nobile, quindi, beccatevi il link LILT.