Dareste il telecomando della bomba atomica, con un bel tastone rosso, in mano ad un bimbo?
Non si può non notare la deriva che sta prendendo la nostra società, quando si legge la rassegna stampa di questi giorni. Nel giro di poche ore, la cronaca restituisce una situazione indegna, roba che un Paese civile non dovrebbe vedere mai, almeno non con questa frequenza e in queste modalità. Sembrano parole di un vecchio matusalemme del cacchio, me ne rendo conto …ma ragazzi, c’è poco da ridere.
Mi riferisco ai fatti che vedono protagoniste donne, ragazze e ragazzine:
Una morta suicida dopo che suo malgrado era diventata un meme, una macchietta del web, un modo di dire del mondo virtuale con quel suo disgraziato ‘Stai facendo un video? Bravoh‘ (con l’h aggiunta dal mondo web, perchè in quello sventurato video, lei pronunciava una ‘O’ aspirata). Una leggerezza, un video hard pare fatto per far dispetto all’ex, che forse doveva rimanere privato e invece, è diventato uno dei contenuti più cliccati su siti per adulti, condivisi e parodiati dell’ultimo anno, dal sottobosco oscuro di internet.
L’altra, ripresa con lo smartphone dalle ‘amiche’ (virgolette d’obbligo), mentre ubriaca e inerme veniva violentata – perchè di stupro si tratta – nella toilette a fianco, nel bagno di una discoteca riminese. Il video è stato poi fatto girare su Whatsapp dalle ‘amiche’ stesse.
Per arrivare ad un’altra, violentata, costretta a rapporti con più ragazzi (contemporaneamente o meno, poco importa) e ricattata con i video di quelle violenze da quello che sarebbe dovuto essere il suo protettore, il cavaliere che vive per difenderla come nelle fiabe: il fidanzato (con tanto di amici di merda).
Ora, le indagini, caso per caso, faranno il loro corso, in questi, come in altre decine di casi analoghi. Poco importa che i responsabili vengano poi trovati e chiamati alle loro responsabilità. Cioè, importa, ma il danno è fatto. Il caso di Tiziana Cantone, il primo citato in questo post, ha avuto l’epilogo peggiore. Ma la cicatrice nella mente delle altre, il ricordo di una violenza sulla psiche, prima ancora che sul corpo, non sarà facile da eliminare. Infatti, per Tiziana si è rivelato un peso troppo grande.
In questi, come in tutti i casi di violenza, il percorso di recupero per la vittima è complesso.
Ma in questi casi c’è un elemento ormai sempre più presente statisticamente: l’impiego della rete, la viralizzazione del contenuto (di solito video), attraverso l’uso di smartphone. Aggeggi sempre pronti all’occorrenza, da sfoderare per mostrare al mondo quello che i tuoi occhi vedono, come la foto postata su Instagram o il video lanciato su Youtube.
Il mezzo siamo noi. Non più la rete, internet. Noi. Siamo attori, registi e strumenti di diffusione di massa, alla ricerca dello shock, della vendetta, o chissà cos’altro.
Perchè fa figo filmare una rissa, un pompino, un incidente, un atto di bullismo. Per qualcuno fa figo. Invece è una merda totale.
Sarebbe ora che le famiglie come la scuola, che questo governo si ostina a definire ‘Buona’, si iniziassero a occupare seriamente anche di questi temi: della netiquette, dei rischi legati alla condivisione di foto e video, dei pericoli che stanno dietro alla condivisione, fino ai reati che si commettono filmando un crimine compiacendosene o al meccanismo che sta alla base delle bufale sul web. Certo, pubblicando ogni stronzata, condividendo ogni bufala, non siamo d’esempio a sti ragazzi. Se non usiamo la testa noi, perchè dovrebbero usarla loro?
Perchè non c’è cosa peggiore di un ignorante con in mano un’arma micidiale.
Perchè voi, come me, non dareste in mano ad un bimbo il telecomando della bomba atomica.
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