Chi mi conosce sa quanto io odi le bufale.
Anzi, sa quanto mi stiano proprio sul cazzo. E peggio di queste, le persone che – COME ZOMBIE SENZA ALCUN CERVELLO PENSANTE – le diffondono, senza curarsi di leggere né la fonte, né il contenuto. Spesso gli utOnti si fermano al titolo, che è quello che basta a farli cadere in trappola. Ho già spiegato come si fanno i soldi con le bufale, creando traffico web e ad esempio, aderendo ad AdSense, per monetizzare il traffico generato sul proprio blog o canale YouTube. Ma quello che più vi dovrebbe far riflettere, è questo:
QUANDO UNA BUFALA, CHE SI AUTO MANIFESTA COME TALE SOLO LEGGENDO IL CONTENUTO, VIENE SMASCHERATA, SPIEGATA, SMONTATA O ADDIRITTURA ‘AMMESSA’ DALL’AUTORE, DOVRESTE SMETTERE DI FARLA GIRARE E SOPRATTUTTO, NON DOVETE COMMENTARE ‘si ma guarda che comunque è vero, secondo me; e in ogni caso, io la condivido, che male fa? Non si sa mai‘.
Perchè sembrate dei deficienti, sareste da marchiare a fuoco e da essere esposti in piazza al pubblico ludibrio. Anche sull’imminente referendum (come su tutti i precedenti della storia moderna) si stanno diffondendo molte bufale, spesso spinte dai partiti politici più attivi sul web, dagli attivisti (sia da un fronte che dall’altro…certo, con pesi e maniere diverse, va detto). Non fate l’errore di credere a tutte le baggianate che girano sul web, dai cartelli con foto agli slogan ‘forti’. Moltissimi sono FALSI. Anche se arrivano dalle pagine di attivisti o partiti politici, che sono i primi a cascare nella trappola dei bufalari (leggere per credere, Grillo cascò in un paio di quelle qui sotto).
Non per incensarlo, perchè un po’ mi sta sulle balle pure lui, essendo un untore, ma al mero scopo di mostrarvi quanto sia facile buggerarvi, riporto qui l’intervista rilasciata da Ermes Maiolica (nome di fantasia, ovviamente), uno dei più noti e attivi bufalari del cyberspazio a Quotidiano.net (giornalista ROSALBA CARBUTTI, 25 novembre 2016).
La moglie di Brunetta rischia di rubargli il lavoro. Ma lui, Ermes Maiolica, 33 anni, il re delle bufale sul web, ride: «È stata geniale. Mi sa che ho trovato una concorrente all’altezza».
Partiamo dal suo nome: è falso?
«Certo».
Titti Brunetta, alias Beatrice Di Maio, guardi che rischia davvero di rubarle il lavoro…
«Vivo a Terni e lavoro come operaio metalmeccanico in acciaieria. Faccio anche il troll (disturbatore del web, ndr), ma forse mi ritiro per un po’».
Ma come? Proprio ora che la sua notorietà è alle stelle?
«Mi chiamano dappertutto, pure all’Università Bicocca a fare una ‘Lectio bufaleris’ e poi un documentario su Rai Due. Se continuo a chiedere ferie, quelli dell’acciaieria si straniscono . Io sono solo un troll , non una rockstar. Non vorrei che poi mi licenziassero».
Ha avuto qualche guaio?
«Qualche diffida, sono stato chiamato tre/quattro volte dalla polizia postale, ma niente. Ora però ho combinato una bufala grossa… forse ho arrecato qualche danno. Mi sono preso paura».
Qualche politico ha cercato di arruolarla?
«No. Solo aziende di marketing».
Qualcosa ci guadagnerà a fabbricare notizie fasulle.
«Macché. In soldi nulla. Sto facendo un esperimento sociologico».
Alle sue bufale ci cascano tutti?
«Dalla casalinga al laureato che non ha percezione della realtà fino a Beppe Grillo».
Come ha fatto a gabbare il sacro blog?
«Io e alcuni amici avevamo creato la pagina Facebook ‘la voce a 5 Stelle’, ‘L’Osservatore politico’. Alle Europee diffondemmo falsi exit poll inglesi che davano la vittoria del M5S. In realtà vinse il Pd. E il blog di Grillo, citando quei sondaggi, gridò ai brogli».
Almeno Grillo sarà smaliziato su questo genere di cose…
«(Ride). Se non glielo dicevamo noi che era tutta una bufala, continuava a insistere sui brogli».
Così la notizia fasulla viene percepita come vera.
«La bufala agisce sul pregiudizio, sulle paranoie e su quello a cui la gente vuole credere. C’è qualcuno dello spettacolo o un politico che sta antipatico? Basta creare una finta notizia, magari verosimile, che sui social viene condivisa».
C’è chi ha creduto che il governo Letta volesse assegnare le case ai rettiliani (che sono alieni).
«Le persone online perdono i freni inibitori. Basti pensare al cybersesso… è una giungla».
La parola dell’anno è ‘post verità’.
«Per molti non c’è distinzione tra virtuale e reale».
Lei è anche l’autore della falsa notizia di Umberto Eco che votava Sì al referendum. Peccato che fosse già morto…
«C’è gente che ha commentato tirando in ballo i poteri forti pur sapendo che Eco era morto. Altri hanno iniziato a insultare d’impulso».
Poi la sua boutade è diventata virale…
«Svariati milioni di persone hanno letto quella bufala. Parliamo di circa 100mila condivisioni».
Così si influenza il voto?
«I social sono pazzeschi. False notizie come quella di Eco sono così virali che superano le visualizzazioni di una vera notizia in tv».
Crede al fatto che Facebook e Google possano avere ‘aiutato’ Trump a vincere le elezioni Usa?
«Non esageriamo. Non è che uno diventa presidente Usa per via dei ‘bufalari’. A volte veniamo usati. O per giustificare un fallimento politico o, al contrario, per attaccare un avversario».
I politici, però, usano i troll?
«C’è chi viene arruolato».
Lei, ad esempio?
«Nooooo. Io voto No al referendum e con la bufala su Eco alla fine ho aiutato il Sì!».