Su Facebook, Twitter o Youtube spesso pubblichiamo il nostro pensiero, l’umore che ci accompagna o semplicemente, cosa stiamo facendo. Dettagli che per noi sono insignificanti, che condividiamo in modo superficiale, possono diventare un vero e proprio boomerang.
Non parlo di post con foto dei figli minori o che mostrano che siamo lontani da casa per un lungo periodo, aprendo la porta (virtualmente) a malintenzionati, come dire “per un po’ non ci sarò, fate pure”.
Non parlo nemmeno di quella volta che avete detto di stare poco bene a lavoro e poi, vi hanno beccato che pubblicavate foto di voi al night.
Parlo di casi in cui quello che condividiamo nel mondo virtuale non tiene conto di ciò che facciamo nella realtà.
Un caso emblematico è quello descritto in questo articolo del Corriere, che racconta la storia di un’azienda di forniture per studi odontoiatrici e dentisti, la Servicedent di Monza. In amministrazione controllata, se la passa male. Capita. Non ci dilunghiamo sui motivi…ma, dipendenti senza stipendio (almeno a quanto riportano i media), ristrettezze economiche, eppure i consulenti e soprattutto gli amministratori, ‘si pagano’ puntualmente la propria parcella.
Una puntualità nel rispetto delle regole, che però, non ha mancato di colpire allo stomaco i dipendenti dell’azienda senza stipendio, soprattutto quando hanno dovuto fare i conti con i post felici e di uno dei due amministratori che ostentava il nuovo acquisto: un suv Porsche nuovo di zecca.
Via alla gogna social, stavolta, senza grandi argomenti per rispondere, credo.
Tutto nella norma, ma la prossima volta….pensateci bene.
Vale la pena pubblicare tutto di voi?
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