Da giorni sui social impazza la polemica. Al solito, tagliente e un po’ cafona, come al solito all’italiana. Perché se siamo tutti allenatori della nazionale, non possiamo essere anche tutti critici musicali, sociologi ed esperti di sicurezza nei luoghi di intrattenimento?
Continuare a postare che ci sono ragazzini “morti per ascoltare i testi (insulsi) di un trapper” (Sfera Ebbasta o altri, tirati in causa alla bisogna) o che “le etichette discografiche dovrebbero censurare certi artisti“, oppure che “la causa della tragedia é da ricercare nel vuoto cosmico che vivono i nostri figli oggi“, “la nostra gioventù aveva ben altri riferimenti” (si certo, pensavate a Jim Morrison o Marylin Manson?)… Ecco, non rende omaggio alle vittime.
Cosa non serve dire sulla tragedia di Corinaldo
Un simile approccio non fa luce sulla vera causa della tragedia di Corinaldo, non risolve nulla e non impedisce che accada altrove, di nuovo. Ed è anche un po’ ottuso. Se un dibattito doveva essere aperto, sarebbe stato più proficuo lo fosse sul fatto che in Italia, pochi palazzetti a parte, non esistono strutture adatte a concerti, fra l’altro parliamo solo delle grandi città, la provincia si fotta, più o meno. Per il resto, siamo al medioevo dell’entertainment.
E poi la scarsa sicurezza diffusa, strutture inadatte, staff poco formato, illegalità diffusa e violazione delle norme puntualmente riproposta in quasi ogni luogo…questo siamo. Un Paese fatto così.

Scrivere quello che qualcuno scrive ancora oggi, dopo giorni, è solo un modo per mancare di rispetto alle vittime della discoteca Lanterna Azzurra (5 ragazzi, un’adulta e 59 feriti) e alle loro famiglie. Come fate a non capirlo?
È LA STESSA COSA CHE SCRIVE chi sostiene che:
- all’Heysel 39 sono morti solo per andare a vedere una partita di calcio
- ad Ascoli Francesca G. é morta solo per fare un giro in giostra al luna park
- a Copenaghen in 8 sono morti per sentire i Pearl Jam e gli Oasis
- vicino Terni in 2 sono morti solo per l’emozione forte di fare bungee jumping
- al Rally Legend di San Marino 2 spettatori sono (appena) morti per il loro stupido desiderio di vedere la gara dal vivo a bordo tracciato e non in tv
- a Birmingham un 26enne é morto al cinema solo per recuperare il suo stupido telefono da sotto il sedile elettrico
- a Torino una persona è morta per vedere la partita su un maxi schermo invece che in un pub o a casa
- a Duisburg alla Love Parade in 19 sono morti, fra cui un’italiana, perché gli piaceva fottersi il cervello con la musica techno per ore.
Fate un esame di coscienza, ca**o.