Non credevo mi sarei ritrovato a scrivere una cosa del genere, non per un personaggio che, quand’era in vita, non mi aveva mai fatto un’impressione particolare. Devo ammettere però che la morte di Pietro Taricone, popolarissimo animatore della prima edizione del Grande Fratello italiano (2000), un po’ mi ha colpito.
Forse per come è avvenuta, forse perché l’avevo rivalutato come attore. Tra i tanti inutili personaggi che escono da reality molto meno reali negli ultimi anni, un altro Pietro, davvero non c’è. Aveva capito come funzionava la macchina GF, il giocattolo televisivo (come ha detto giustamente Marta Cagnola, giornalista di Radio24 nel suo pezzo commemorativo del tg di oggi) . Aveva capito, uno tra pochi, che quella era l’occasione della vita e non andava buttata via. Così, è stato l’unico che davvero dal Gf è uscito con qualcosa da dare e da dire, partendo da zero (o quasi).
La sua figura, secondo me mai dimenticata dai fan, anzi da nessuno, oggi è pianta da tutti. Amici, parenti e milioni di persone che, quasi senza accorgersene, hanno iniziato ad usare la parola ‘Taricone’ per descrivere un modo di essere, spavaldo, simpatico, sfacciato e a volte ignorantello, davvero o per finta. La figura del giovane ragazzotto italiano, stallone a parole ma dolce nei fatti, intelligente e capace di giocare su un finto-tontismo, lo ha fatto apparire meno brillante di quanto in realtà non fosse. Una perdita, su questo non c’è dubbio.
La rete, come sempre in questi casi, non ha aspettato a dimostrare la sua vicinanza alla famiglia, commemorandolo con i mezzi che ormai sono la consuetudine: gruppi su Facebook, video su Youtube e post nei blog, proprio come questo.
Però cazzo, a 35 anni, in questo modo, con una bimba piccola, proprio no.