Da qualche settimana, ho notato una cosa strana: il proliferarsi di guide sulla cucina italiana nel mondo, in particolare sulle sue regole, spesso tradite all’estero. In molti social network, rimbalzano qua e là i blogpost che spiegano le 10 (a volte anche di più!) regole per non far inorridire un italiano a tavola. I Social Italians scorazzano qua e là, postando e segnalando ad amici e parenti in giro per il mondo contenuti che ritengono basilari, importantissimi, questioni di vita o di morte. Manco a dirlo, il tutto parte da un’iniziativa dell’Accademia Barilla…ecco uno dei più bei trend-topic dell’ultimo periodo.
La ‘Guida agli errori più comuni commessi da stranieri quando mangiano cibo italiano’ è una delle liste più simpatiche che mi sia capitato di leggere. In alcune versioni, redatte da studenti italiani all’estero o appassionati di cucina italiana che hanno viaggiato nel Belpaese, si affronta il tema della cucina con estrema serietà. Infatti le regole auree per consumare un piatto tipico italiano sono davvero qualcosa di molto ‘definente’. In poche parole è molto facile che un italiano che viaggia in giro per il mondo, o che riceve spesso stranieri (magari per lavoro), si trovi d’accordo sulle puntualizzazioni che vengono fatte. Nella lista (redatta ovviamente in lingua inglese) si cita ‘il cappuccino preso dopo il pasto, al posto del caffé‘, il ‘ketchup sugli spaghetti al sugo‘, oppure ‘il risotto o la pasta ordinati come contorno‘. (The Independent – http://goo.gl/qlyc1a)
Un altra esilarante guida, è quella dei ‘Piatti ed usanze a tavola che NON appartengono alla cultura italiana, ma che vengono spesso spacciati come tali all’estero‘. Anche qui, apriti cielo: la questione s’inasprisce quando in Italia si sente ordinare da un turista americano un piatto di fettuccine (alla) Alfredo, (cazzo, io di cucina un po’ me ne intendo, ma queste le conoscono solo loro!), oppure quando si assiste alla richiesta di una tipica Ceasar’s Salad…in teoria italiana, ma nemmeno so cosa ci va dentro.
(Accademia Barilla FB Page – http://goo.gl/AQZ4x7)
Insomma, tradizionalisti, certi delle nostre usanze culinarie e gastronomiche varie, permalosi, Ecco cosa siamo. Perchè per noi, quando si parla di cibo e cucina, siamo imbattibili. Solo gli italiani riescono a parlare per ore di cucina, di piatti, di ristoranti, di cotture, di ricette, …e questo è presto verificato: basta che vi fate un viaggio all’estero e incontriate altri italiani. Dopo 5 minuti starete scambiando con loro informazioni su dove mangiare, su come si mangia in generale e sui trucchi per mangiare bene nei posti giusti.
Un’altra delle funzioni più amate dai Social Italians è la diffusione di quell’alfabeto non verbale che utilizziamo in rinforzo di concetti precisi, durante la comunicazione. Poco importa che ci si trovi de visu o al telefono, gesticolare è nel nostro DNA. Una volta, quando studiavo in Irlanda, un docente mi disse che noi italiani non siamo in grado di parlare al telefono, ‘perchè i gesti non si vedono dall’altra parte’, quindi qualcosa del nostro messaggio, va sempre perso. Tutto vero, m’incazzai, ma ….tutto vero. 🙂
Invece di assistere sempre e solo allo scimmiottare di attorucoli italo-americani, che per ogni espressione usano la mano a carciofino, con un ‘capisch’ alla fine della frase, c’è chi ha preso carta e matita e ha cercato di spiegare al mondo intero cosa significano le nostre mille mossette. Alfredo Cassano (www.AlfredoCassano.com) è un disegnatore di chiaro talento, che ha cercato di spiegare tutto sui nostri gesti. Le sue ‘opere’ geniali, sono in vendita su T-Shirt e stampe (VAI ALL’e-SHOP).
Qui un paio di esempi