Uber vs Taxi: tu da che parte stai?

Di recente è scoppiato il caso di UBER, (www.uber.com), una app che sostiene di rivoluzionare il traffico di persone delle grandi città, migliorandone l’efficienza, attraverso l’utilizzo della tecnologia ormai alla potata di tutti: la geolocalizzazione.

Già, ma come funziona UBER?

Una volta registrati al servizio e segnalata una carta di credito valida, si ha la possibilità di spostarsi in città (a pagamento, certo), esattamente come accade con un NCC (Noleggio Con Conducente) o un taxi. Il prezzo, assicurano, è leggermente superiore a quello praticato dal servizio taxi, ma nel contempo, pare essere molto migliore.

Con il tuo bravo smartphone, sei a casa o in giro per la città e collegandoti al servizio, puoi vedere immediatamente dove sono le auto disponibili vicino a te. Con un tempo medio di attesa di 7 minuti (fonte Uber), l’auto disponibile ti viene segnalata con un messaggio di testo, ti viene stimato l’orario di arrivo e all’effettivo arrivo dell’auto, un altro messaggino conferma che l’auto è lì dove l’hai richiesta. Sali in auto, dici la destinazione e via. Arrivati a destinazione, non paghi cash (quindi niente nero), il servizio in automatico ‘scala’ dalla carta di credito a te associata la cifra da pagare. Ammettiamolo: è una figata.

In realtà però, leggendo un po’ i rumors online e chiacchierando con chi l’ha usato, non si sentono grandi differenze con un giro in taxi, tranne qualche esperienza personale, che come sempre, può essere soggettiva. Ma va detto che in effetti qualche differenza rispetto al classico servizio taxi, ad esempio, c’è: l’app segnala precisamente dove sei, tu vedi esattamente dov’è l’auto che arriva a prenderti e del conducente sai nome (nick) e il ‘punteggio’, perchè come ogni buona social application, ogni cliente può lasciare il suo voto al driver, che così si porta dietro la sua valutazione basata su tempo, velocità e stile di guida, senza dimenticare la cortesia o l’educazione. La tariffa è composta da una base + una tariffa che varia a seconda della velocità: sopra i 18 km/h, viene addebitata una tariffa di distanza; sotto questa velocità, ti addebitano una tariffa a tempo.

Tutto molto bello, innovativo e, per una città come Milano, in chiave EXPO, è davvero ‘cool‘. Se non fosse che c’è chi questo servizio proprio non lo vede di buon occhio. Si tratta di Tassisti e servizi NCC regolari, una flotta di lavoratori che questo servizio lo fa da tempo e che in molti casi ha acquisito le licenze (che sembravano mancare a quelli di UBER) negli anni in cui si pagavano milioni di lire (o centinaia di migliaia di euro). Per questo, non hanno tardato a farsi sentire le voci dei diretti interessati, che hanno in qualche caso sollevato polemiche con evidenti ragioni.

La supposta assenza delle licenze per servizi simili, necessarie per legge, la concorrenza sleale di cui viene accusata (la mobilità cittadina è regolamentata con rigide norme) non ha aiutato inizialmente UBER. Certo, i messaggi di morte, i commenti offensivi o le minacce che i vertici (vertici…alla guida di UBER ci sono donne, anche abbastanza giovani, cosa molto strana in Italia) hanno ricevuto, non giocano a favore dei tassisti. In un paio di occasioni è stato riportato anche che nei taxi regolare di Milano ci sia la foto dell’AD con sotto la scritta ‘Wanted’ e quei tassisti non prenderebbero a bordo la persona se la riconoscessero.

La battaglia si gioca anche e soprattutto sui social: per farvi un’idea, andate a visitare le pagine di UBER e UBER, no thanks su Facebook. Da una parte, un’azienda cerca di innovare, rendendo il trasporto urbano più al passo coi tempi: nessun pagamento cash, una app che gestisce tutto, una piattaforma dedicata, auto a basso impatto e senza fare un euro di ‘nero’. Dall’altra, ci sono i tassisti, con licenze e scartoffie in regola, con turni a volte improbabili, disumani e snervanti, con immobili venduti per avviare l’attività (un amico ha fatto esattamente questo, per pagarsi la licenza), appesi a leggi e regole che con l’innovazione e l’efficienza del servizio hanno ben poco a che fare, ma sono vigenti e quindi vanno rispettate.

Io personalmente gradirei che la concorrenza venisse considerata come la base su cui ragionare, tenendo sempre presente che se si deve fare una battaglia, questa deve essere fatta per migliorare le cose nel rispetto delle regole, e non per mantenere posizioni di ‘privilegio’. Per questo, se credo sia necessario ascoltare le sacrosante ragioni di tassisti e NCC regolari, non si debba lasciare che un’idea vincente naufraghi solo ed esclusivamente a causa della burocrazia o della difesa di corporazione. Vogliamo parlare delle cifre esorbitanti che raggiunge una corsa in taxi per pochi minuti/km? Oppure vogliamo parlare del nero, delle chiamate fatte con cellulari personali al tassista e delle corse senza tassametro acceso? Noleggio con conducente? Facciamo anche qui un ragionamento se volete, perchè le tariffe spesso sono da veri paperoni, nonostante si tratti spesso di un giro in auto e nulla più.

Vivendo a Milano ma viaggiando per lavoro, ho testato diversi servizi taxi di diverse città, anche all’estero. La situazione taxi-NCC non è uguale in tutte le città italiane, in effetti Milano non se la passa così male.

In queste poche righe poi, non è spiegato nel dettaglio il vulnus vero della questione: per quello, vi rimando alle pagine Facebook di UBER e del gruppo nato per far cessare l’attività di UBER in Italia, oltre al podcast della trasmissione di Radio24 in cui si è affrontato il tema (link qui); ma vi siete fatti una minima di idea.

Una volta informati a dovere anche altrove, e non prima, voi come la pensate?

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AGGIORNAMENTO 2.09.2014:
In Germania vincono i tassisti. Il Tribunale di Francoforte ha deciso di chiudere Uber (link)

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